Fare amicizia con se stessi sembra qualcosa di logico e anche razionale visto che con noi dobbiamo passare tutta la vita, ma è davvero così? Ci trattiamo proprio come ci tratterebbe la nostra migliore amica o un caro amico?
Nella pratica di mindfulness la tecnica che ci aiuta a lasciare andare i pensieri, a focalizzarci su qualcosa di neutro è molto importante. È stato provato anche scientificamente che il training di Mindfulness può modificare il cervello e renderci meno reattivi, ma quello che è altrettanto importante è l’atteggiamento con cui affrontiamo la pratica che deve essere di cordialità verso noi stessi e la nostra esperienza.
Imparare a relazionarci alla nostra esperienza come faremmo con una persona cara, con interesse, accettazione, compassione, calore.
Riflettiamo per un momento e consideriamo qual’è l’atteggiamento nei nostri confronti nei momenti in cui ci sentiamo ansiosi,arrabbiati o abbiamo fatto un errore. Per molti di noi, questo atteggiamento è lontano dall’essere un atteggiamento di amicizia con se stessi.
Abbiamo l’abitudine di giudicarci carenti, spesso inadeguati. È la sensazione cronica che in qualche modo non siamo all’altezza.
Raramente ne siamo consapevoli, ma i nostri giudizi possono influenzare ogni aspetto della vita, sia professionale che personale, le relazioni, la produttività e la creatività. Questo sentimento di imperfezione o di non essere abbastanza, è però un’esperienza comune.
A volte possiamo addirittura trasferire il nostro perfezionismo anche nell’allenamento alla consapevolezza e farlo diventare un altra delle cose da fare.
Immaginiamo invece di addestrare con successo un cucciolo. Picchiarlo quando sbaglia lo rende ancora più nervoso, impara ad avere paura. Apprende molto più velocemente e meglio quando siamo pazienti e gentili con lui.
Con la consapevolezza notiamo che il nostro aspetto interiore è molto simile al meteo. A volte molto calmo. Altre volte è piovoso o tempestoso.
Se impariamo a relazionarci al nostro clima interiore con gentilezza e un genuino interesse, riusciamo a gestire anche le emozioni difficili e non permettiamo che prendano il sopravvento.
Con un atteggiamento di amicizia, possiamo connetterci con ciò che sta succedendo e sviluppare una comprensione più profonda, un vero senso di connessione con tutti gli aspetti della nostra vita.
È importante essere pazienti e ricordare che per la maggior parte di noi, abitudini di autogiudizio e l’avversione per se stessi sono davvero piuttosto persistenti.
Ma con la pratica con gentilezza, potremo iniziare a ridurre la forza del critico interiore. Non solo stiamo coltivando una relazione sana con noi stessi, ma creiamo le basi per una relazione empatica e di accettazione anche con gli altri.
Quando iniziamo a fare amicizia con noi stessi, diventiamo più autorevoli a possiamo prenderci dei rischi, magari quello di parlare tranquillamente durante una riunione, fare esperienze nuove o entrare in ruoli che richiedono di imparare qualcosa di nuovo.
Se invece abbiamo un critico interiore che ci rimprovera sempre per aver detto le cose sbagliate, probabilmente eviteremmo di esporci e parlare molto in pubblico. Ma per molti di noi, per crescere anche professionalmente, dobbiamo essere in grado di parlare a piccoli gruppi o condurre una presentazione. Quando sappiamo di avere l’abilità di essere gentili con noi stessi, anche quando commettiamo un errore, possiamo rischiare di uscire dalla nostra zona di comfort; assumerci dei rischi e portare avanti la nostra voce e la nostra visione.
Nella pratica guidata che troverai alla fine dell’articolo, utilizzeremo l’immagine e la sensazione di un sorriso per alimentare la nostra consapevolezza, per creare un atteggiamento di cordialità e di amicizia con se stessi. La ricerca ha dimostrato che sorridere ha un effetto diretto sull’ attività del cervello associate alla felicità. E anche se fare un sorriso non causa felicità, può portarci però in quella direzione.