Non c’è che dire, sono proprio soddisfatta di come sta andando la mia pratica di mindfulness. I cambiamenti che ho fatto nel mio modo di vedere le cose sono stati lenti ma come mi piace pensare “inesorabili”.
Pian piano ho iniziato a riconoscere le gabbie mentali in cui rimanevo più spesso imprigionata. Sento che una volta accesa la luce che mi ha permesso di vedere le cose che tenevo nascoste, so che non potrò più nasconderle di nuovo e neanche voglio. La consapevolezza è davvero un bene prezioso.
Riflettevo proprio in questi giorni sul fatto di avere avuto sempre schemi mentali rigidi in cui collocare le mie esperienze, vale a dire tutte gli eventi che mi succedevano sollecitavano pressoché 5 tipi di reazioni. Adesso però, riesco a rendermi conto dello schema che sto attivando, a volte con fatica, altre con leggerezza, cambio strada.
Noi esseri umani siamo strani, a volte prendiamo un evento semplice, come potrebbe essere un’amica che non ci chiama, continuiamo a ruminare su questo fatto, fino al punto di farlo diventare una tragedia. Diamo un significato a qualcosa di cui non abbiamo nessuna certezza, l’unica cosa che sappiamo di sicuro è che la nostra amica non ci ha chiamato. Il resto è immaginazione, ma spesso tutto ciò ci fa soffrire molto.
Nella psicologia cognitivo comportamentale, questo tipo di immaginazione è chiamata distorsione cognitiva. La Mindfulness mi ha aiutato a capire come distorcevo la mia realtà e a non più cadere nelle mie gabbie mentali preferite.
Vuoi sapere quali sono?
1 – Filtrare
Vedere soltanto la parte negativa delle situazioni, ed ignorare gli aspetti positivi, il classico bicchiere mezzo vuoto. Concentrarci solo sul negativo ci porta solo ad essere sempre insoddisfatti con la vita che abbiamo.
2- Catastrofizzare
Esagerare l’impatto di un evento, per noi stessi e per il futuro, ad esempio nel caso dell’amica che non telefona la reazione potrebbe essere “rimarrò sempre sola, le persone si stufano di me ecc”.
2- Saltare alle conclusioni
Presumere di sapere perché le persone hanno fatto quello che hanno fatto. Generalmente a volte basta chiedere, ma quando io saltavo alle conclusioni era spesso perché non avevo il coraggio di chiedere spiegazioni ed ammettere così di esserci rimasta male. In questo modo però mi immaginavo sempre solo il peggio.
4- Metterla sul personale
Pensare che tutto quello che le persone fanno o non fanno, abbia a che fare con noi, nel mio caso, quando l’amica non mi chiamava, il primo pensiero era “oddio che le avrò fatto?”
In realtà spesso, il comportamento degli altri non ha niente a che fare con il nostro. Bisogna riconoscere che anche se alle persone care importa di noi, tutti hanno tante cose a cui pensare.
E l’ultima, ma non per importanza, almeno per me è
5- Autocommiserarsi
Sentirsi vittima di ingiustizie ed arrabbiati, la pietà verso se stessi è davvero una cattiva abitudine. Ci fa sprofondare in un modo di pensare in cui cercare rifugio ogni volta che ci accade qualcosa di sgradevole.
Bisogna riconoscere che il mondo spesso è ingiusto, ma non solo nei nostri confronti. Lasciare andare il bisogno di autocommiserarci ci dà la possibilità di reagire alle circostanze, invece di crogiolarci nel sentirci offesi.
In conclusione, nella maggior parte dei casi le nostre reazioni sono dettate dall’abitudine e sono messe in moto dai nostri istinti e dalle circostanze esterne. Ogni volta che le nostre reazioni ci portano verso un certo tipo di pensieri, questi pensieri si fisseranno sempre di più in noi fino a diventare una parte del nostro essere.
Leggi di più su come funziona la mente e come la Mindfulness ci aiuta a scendere dall’autobus sbagliato.