Mi diverte sempre molto la frase tratta da Linus:
Questa frase mi fa riflettere sul bisogno che tutti abbiamo di sentirci connessi con gli altri, ma spesso proprio questo bisogno fondamentale ci porta ad avere paura del confronto con gli altri e ad essere dipendenti dall’approvazione delle altre persone.
Il confronto con gli altri ci genera ansia. Abbiamo credo, provato tutti questa sensazione, magari in una riunione di lavoro o in situazioni di socializzazione con altre persone, l’ansia di dire qualcosa di sbagliato e di essere giudicati. Magari qualcuno ci contraddice e ci sentiamo vulnerabili e indifesi, andiamo a casa e continuiamo a ripensare all’episodio chiedendoci se abbiamo reagito nel modo giusto e ci arrovelliamo su cosa le altre persone possono aver pensato di noi.
Queste sono situazioni di confronto con gli altri che viviamo tutti i giorni, sia a livello lavorativo che personale. Ci sono poi situazioni in cui l’ansia diventa ancora più forte e limitante, come: parlare in pubblico, temere di essere rimproverati o aggrediti anche solo verbalmente, dover parlare con persone autorevoli o aver paura di essere giudicati perché diversi.
A volte alcune di queste paure sono giustificate, ma molto spesso sono frutto della nostra reazione emotiva.
In fin dei conti siamo davvero sicuri che gli altri non abbiano nulla di meglio da fare tutto il tempo che giudicarci? Spesso però ciò avviene perchè proiettiamo sugli altri ciò che sta accadendo nella nostra mente.
Eleanor Roosevelt è famosa per aver detto questa frase:
“Niente e nessuno può farti sentire inferiore, a meno che tu non glielo consenta.”
Come rilassarci allora?
L’autoconsapevolezza è la chiave che ci permette di riconoscere cosa stiamo provando per gestirlo nel modo migliore. Come spiega Daniel Goleman nel suo libro “Intelligenza emotiva”: le emozioni che covano sotto la cenere al di sotto della soglia della consapevolezza possono avere un impatto potente sul nostro modo di percepire e reagire anche se non ce ne rendiamo conto.
E aggiunge: una volta che l’azione viene portata alla consapevolezza, possiamo rivalutare la situazione cambiare prospettiva e stato d’animo. L’autoconsapevolezza delle nostre emozioni è l’elemento costruttivo essenziale di un importantissimo aspetto dell’intelligenza emotiva, ossia la capacità di liberarsi di uno stato d’animo negativo.
Praticare la consapevolezza del corpo è il primo passo, dopotutto è risaputo che le emozioni hanno sede nel corpo.
Possiamo iniziare ad essere consapevoli dell’ansia che ci prende a volte, quando siamo assieme alle altre persone, cominciamo con qualcosa di non troppo impegnativo se siamo all’inizio. Notare con curiosità in modo gentile le sensazioni ci consente di prenderne la giusta distanza. A volte sono sensazioni di disagio senza un motivo preciso, di tensione o preoccupazione che possa accadere qualcosa di spiacevole. Sintonizziamoci nel corpo e usiamo il respiro per creare spaziosità.
Cito ancora Goleman: ”la struttura delle connessioni cerebrali comporta che non possiamo assolutamente controllare in quale momento verremo travolti dalle emozioni né quale emozione ci travolgerà. Tuttavia possiamo in una certa misura controllare la durata e l’intensità dell’emozione”.
In quest’ottica l’allenamento alla consapevolezza, l’uso del respiro ed un atteggiamento gentile possono davvero fare la differenza nelle situazioni in cui ci sentiamo in difficoltà a confronto con gli altri.
Prova questo breve esercizio di consapevolezza
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