Piacere e appagamento, qual’è la differenza?

Tra piacere e appagamento c’è una notevole differenza, perchè l’appagamento è duraturo mentre è stato provato anche scientificamente che l’esperienza del piacere è momentanea. Immaginiamoci di vincere la lotteria e di poter vivere perennemente in vacanza; per un po’ di tempo ce la spassiamo, ma poi, tutto questo ci verrà a noia e cercheremo qualcosa di diverso. L’idea è, che il piacere non dura. L’errore fondamentale che però facciamo è di pensare che la sola ricerca del piacere sia la strada per assicurarci la felicità.

Le moderne neuroscienze hanno fatto una scoperta interessante studiando il cervello: cioè che i circuiti del piacere non distinguono tra le diverse forme di piacere: cocaina, cioccolato, sesso, del buon cibo, arte o musica. Tutte queste attività stimolano una determinata serie di circuiti nel cervello.

Sfortunatamente le attività registrate da questo circuito non durano a lungo. Così, se anche continuassimo a mangiare cioccolato, l’attività in questo circuito, così come il piacere legato al cioccolato a poco a poco svanirebbe. Quindi cercare il piacere nella speranza di procurarci un benessere duraturo, non funziona. Crediamo che soddisfare un desiderio ci possa portare alla felicità, ma in realtà ciò crea ancora più desiderio. Il piacere al contrario dell’appagamento svanisce alla svelta.

Il problema del piacere è che ci soddisfa molto, e crediamo che il modo per essere felici sia di sperimentarne sempre di più. Qui inizia il problema: quando associamo il piacere con la felicità, il relativo network nel cervello inizia a lavorare di più, cerchiamo esperienze piacevoli e non ci diamo il tempo di goderle. Siamo sempre alla ricerca della prossima gradevole esperienza.

Allo stesso modo ci opponiamo a qualsiasi dolore o fastidio, e li vediamo come ostacoli alla nostra felicità.

Se iniziamo a credere che: più piacere e meno dolore sia la strada per la felicità, sperimentiamo impulsi che non possiamo controllare ed una mente che non è mai tranquilla. La ricerca ci suggerisce che occorre lasciare andare la presa del desiderio e focalizzarci invece ad apprezzare chi siamo e cosa abbiamo.

Nello studio del cervello, si è visto che desiderare qualcosa non è lo stesso di esserne appagati, sono due network completamente diversi. Veniamo costantemente stimolati anche dalla pubblicità, dal volere qualcosa. Di conseguenza i circuiti legati al desiderio bramoso sono costantemente attivati da prodotti e servizi, che non ci portano ad una soddisfazione duratura. L’esperienza del volere qualcosa a tutti i costi, crea tensione nel corpo e nella mente, e lungo andare ci esaurisce.

Quando desideriamo qualcosa ardentemente, se questa è una cosa materiale o legata al nostro corpo, il suo desiderio scompare con il raggiungimento dell’obiettivo. Mentre se l’obiettivo è qualcosa di non materiale, ad esempio un’esperienza legata a emozioni positive, ogni qualvolta ripenseremo a ciò che abbiamo raggiunto, riproveremo anche a distanza di anni la stessa sensazione di appagamento.

Se riusciamo a capire la differenza tra piacere e appagamento, possiamo comprendere meglio la condizione umana. Nella pratica di Mindfulness oltre ad allenare la mente a non farci coinvolgere dai pensieri, impariamo a coltivare qualità essenziali che producono appagamento: gioia, gentilezza amorevole, apprezzamento e compassione.

Dopo tutto anche la disciplina buddista indica il desiderio come uno dei veleni della mente ed è interessante anche la frase di Eraclito:

Arduo resistere al desiderio. Tutto ciò che esso vuole lo compra a spese dell’anima.”

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Photo by Chi Nguyen Phung on Unsplash

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