La Felicità Vera: Oltre gli Oggetti Materiali

I messaggi della pubblicità specialmente quelli più efficaci cercano sempre di collegare un oggetto ad un’emozione profonda, questo vale per l’ultimo modello di telefonino come per i biscotti della colazione, facendoci percepire che possederli migliorerà la nostra vita.

Ma è davvero così? 

In realtà, la felicità vera non sta nell’oggetto, ma nella sensazione che proviamo. In questo modo siamo portati a pensare di aver bisogno del telefono o di una nuova esperienza per sentirci bene.

Ma ciò che cerchiamo in realtà è la piacevole sensazione che queste cose ci regalano.

Quella sensazione però nasce da dentro di noi, non dal telefono in sé.

Quando otteniamo o acquistiamo qualcosa che desideriamo, nel cervello si attivano diversi sistemi chimici, soprattutto legati al circuito della ricompensa, tra i quali la dopamina, che ha a che fare non tanto nel piacere del possesso, ma nell’anticipazione dell’oggetto desiderato.

Il problema è che l’effetto dopaminico è spesso breve: una volta ottenuto l’oggetto, l’eccitazione svanisce e ci ritroviamo a cercare altro

La felicità vera invece deriva più da un senso di appagamento, dal riconnetterci con la nostra casa interiore, e dallo sviluppare qualità essenziali come la consapevolezza, la gentilezza amorevole e la saggezza.

Le relazioni significative, un senso di scopo, coltivare la gratitudine hanno un impatto molto più profondo e duraturo sulla felicità vera.

In genere le cose che danno felicità sono più legate ad esperienze semplici, spesso neppure acquistabili, come un abbraccio sincero, il contatto con la natura, ridere con qualcuno che amiamo, ascoltare la musica, ballare o cantare a squarciagola, sentirci compresi ed ascoltati oppure aiutare qualcuno,

In che cosa ci può essere utile praticare la Mindfulness?

La Mindfulness ci aiuta ad essere consapevoli e a notare che la consapevolezza è sempre con noi. È ciò che ci permette di percepire le sensazioni che sono presenti. La meditazione non consiste nell’eliminare pensieri o emozioni, ma nel riconoscerle con la consapevolezza e nel riposare in essa.

In questo modo riusciamo a distinguere meglio ciò che ci serve perché ne abbiamo veramente bisogno, da ciò che crediamo di volere e che serve solo a riempire un vuoto.

Invece di respingere ciò che è spiacevole e a cercare di tenere ciò che ci piace, impariamo a rimanere. A notare. Ad aprirci.

Ecco perché non abbiamo bisogno di “aggiustarci” attraverso la meditazione.

Siamo già completi. Il nostro compito è semplicemente riconnetterci con ciò che è già qui; un senso di pace e di tranquillità, in cui andiamo bene come siamo e che è sempre a nostra disposizione.

Prova la pratica sul mio podcast Mindfulness in Pillole:

“Come sperimentare un senso di pace

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